Al mio Paese è nato in un giorno di ordinaria sopportazione, aprendo il cassetto dei sogni possibili. Ideificio diventato viaggio inedito nelle viscere di un Paese viziato e virtuoso.
Il libro “Al mio Paese – Sette vizi. Una sola Italia”, terzo esperimento per l’illuminata collana PensieroLento della casa editrice Edimedia, nasce come sfida alla sottocultura della disaffezione della demagogia. Dalla necessità di dare ossigeno alle notizie che smettono di essere cronaca e ancora non sono memoria, dalla volontà di unire penne diverse e complementari per un affresco giornalistico e irriverente dell’Italia che siamo, dalla tenacia delle storie di una storia più grande che non vogliono silenzio.
Raccontato da nove eccellenti giornalisti italiani – Vanni Truppi, Carlo Puca, Luciano Ghelfi, Luca Maurelli, Carlo Tarallo, Tiziana Di Simone, Giuseppe Crimaldi, Fausta Speranza e Gianmaria Roberti con la prefazione di Franco di Mare e la postfazione dello storico Fabrizio Dal Passo – il nostro libro parla di coralità e di sforzi condivisi.
È tutto profondamente italiano. Di un’Italia riletta attraverso lo spettro dei vizi capitali.
Sette sono infatti i famigerati vizi, infinite le loro declinazioni: nella storia, nella cultura sociale, nell’eredità identitaria che ci portiamo dietro.
Abbiamo preso in prestito personaggi e illusioni, spazi e tempi delle convivenze nazionali per ricomporre pennellate dal cromatismo nuovo, pescando dall’abisso. Con sentimento.
Dalla strage di Capaci al Concilio Vaticano II, passando per il delitto Pasolini, il colera del ’73, il nuovo meridionalismo e il Codice Da Vinci, i rigurgiti postunitari e il crollo della diccì, la spinta orgiastica del potere e la corruzione come metastasi genetica.
E se un libro rivive nel movimento del suo “altro”, non potevamo fermarci al libro.
“Al mio Paese” ha ispirato anche lo short film omonimo di Valerio Vasteso, con le musiche del maestro Vanni Miele, oggi in proiezione nelle più importanti rassegne di corti e video-arte italiane e un grande lavoro teatrale, scritto e diretto da Paolo Vanacore, con Sebastiano Nardone (produzione Itaca), in cartellone per la stagione 2012-2013 del Teatro Eliseo.
Abbiamo ancora molto da dire. Al mio paese, si chiama cultura.