Abbiamo intervistato la giornalista Melania Petriello che ha preso parte al progetto “A parole tue” svoltosi il 26 e il 27 Aprile nella sala conferenze del castello in villa comunale,presente anche il giornalista e conduttore televisivo Franco di mare.
Quale messaggio vuole trasmettere con il suo libro “Al mio paese Sette vizi.Una sola Italia”?
La resistenza si nutre sempre di nuove declinazioni. Rispondere all’esigenza di interrogarsi, senza cedere al compromesso della mezze verità; rispolverare pagine di memoria ancora buona per immetterle nel circuito delle notizie; riproporre, attraverso la metafora narrativa dei vizi capitali, pagine di cronaca e personaggi in chiaroscuro; dare voce, anzi voci, alle storie che fanno della Storia l’eterno paradigma di analisi. La parola conserva uno straordinario potere, che al potere guarda senza strizzare l’occhio. “AL MIO PAESE – Sette Vizi. Una sola Italia.” – edizione Edimedia/collana PensieroLento – è una sfida corale, a più penne, che vive dell’esperienza di dieci giornalisti eccellenti. E oggi è diventato progetto che ingloba scrittura creativa, video arte, teatro. Lavorare in condivisione è stata una incredibile fonte di energia.
Come ha trovato il pubblico arianese? Un pubblico attento, aperto al confronto?
Felice di riscontrare sempre belle alchimie. Stimolante e prezioso il confronto con i ragazzi delle scuole, importante quello pomeridiano nella sede storica del Museo di Arte Normanna. Orgogliosa che la “mia” regione abbia sensibilità da vendere e intelligenza a fare rete.
Del progetto “A parole tue” e dall’esperienza ad Ariano Irpino cosa si porterà con sè?”
La voglia di non cedere alla disaffezione. E di fare della Cultura l’unica bandiera di costruzione. Ogni giorno, a ogni latitudine del paese, camminiamo ignari sul nostro petrolio: il patrimonio artistico e culturale ci chiede disperatamente aiuto. Anche e soprattutto in tempo di crisi, non c’è ripresa senza cultura. Che è risorsa economica, se valorizzata nelle sue tante accezioni. Ad Ariano, grazie alla volontà dell’Assessore Franciosa, avete lanciato il guanto di sfida. E ha un valore grande, perché si eleva dalla logica delle contingenza. “A parole tue”, nato da una idea di Jean Pierre El Kozeh, anche grazie alla presenza del maestro Franco Di Mare, ci porterà lontano se avremo la forza di non fermarci. I buoni esperimenti devono diventare buone prassi.
Ho avuto modo di ascoltare un frame di un video proprio del suo intervento sabato dove parla della cultura sostenendo che la nostra Italia è un paese un po’ morto,lei cosa suggerisce per ritrovare quello spirito e quella voglia di ritornare un paese attivo su tutti i fronti?”
Ritrovarlo dalle responsabilità individuali, dagli esempi, dalle scelte di coraggio ad opera degli scranni più alti. Un paese non si misura solo sulla magniloquenza del suo passato, ma dalla vivacità delle sue menti che non si omologano al ribasso. Scuola, università, poli di eccellenza non sono zone franche da mettere a soqquadro. Rappresentano l’hortus di cui essere custodi gelosi. Non è più tempo di sopravvivere, è tempo di guardare dentro, fin nelle viscere del paese. Chi oggi non saprà investire sul patrimonio intellettuale, spesso in fuga, poterà sulle spalle la colpa più grande. Siamo un’Italia in prognosi riservata. Non bastano antidolorifici, servono iniezioni di dignità.