In Italia si fermano le leggi, i cantieri edili, l’ammodernamento infrastrutturale. Si fermano le lancette della memoria, le penne della giustizia, le risposte di stato.
La lentezza è un vizio italiano, profondamente italiano.
Ma loro no, non si sono fermati: i ragazzi temporaneamente all’estero esclusi dal voto, ai quali era stata promesso un impegno di mobilitazione parlamentare, non si sono fermati.
La notizia ha tenuto banco per alcuni giorni, sollecitando reazioni politiche da campagna elettorale. E ora, passata la notizia, è passata pure la festa. Migliaia di cittadini che non si sentono contemplati nel paese in cui la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della legge. Primo articolo della Costituzione.
Ma la banda degli onesti non si è arresa. I ragazzi che per motivi di studio e interscambio culturale si trovano furi Italia hanno messo in piedi un po’ di iniziative, prive di valore legale ma non di significato: voteranno attraverso una piattaforma web messa a disposizione da ID Technology, hanno lanciato due petizioni, saranno in piazza per raccogliere un voto simbolico grazie all’impegno dei volontari.
Un disegno di legge che colmi questo vuoto e interrompa il cortocircuito burocratico c’è e giace in Senato. Gli altri Paesi, ovviamente, se la passano meglio. E noi, per una volta, potremmo non stare a guardare.
Partire subito per evitare che il problema si ripresenti alle prossime consultazioni elettorali, per esempio. Ecco, potremmo provarci. Lentamente.
http://liberamenteliberateliberame.blogspot.it/2011/06/calamandrei-milano-1955.html
Non penso di poter rispondere in altra maniera…
Riporto solo un pezzo giusto perché non voglio insozzare ulteriormente:
Però vedete, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità; per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica, indifferentismo, che è, non qui per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghi strati, in larghe categorie di giovani, un po’ una malattia dei giovani. La politica è una brutta cosa. Che me ne importa della politica. E io quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina, che qualcheduno di voi conoscerà di quei due emigranti, due contadini che traversavano l’oceano, su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca, con delle onde altissime e il piroscafo oscillava. E allora uno di questi contadini, impaurito, domanda a un marinaio “ ma siamo in pericolo?” e questo dice “secondo me, se continua questo mare, tra mezz’ora il bastimento affonda.” Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno, dice: “Beppe, Beppe, Beppe”,….“che c’è!” … “Se continua questo mare, tra mezz’ora, il bastimento affonda” e quello dice ”che me ne importa, non è mica mio!” Questo è l’ indifferentismo alla politica.