Strana, la democrazia. Questa democrazia gracile e bulimica. Questa democrazia che si eletoralizza di continuo, si euforizza quasi per nulla, si cannibalizza spesso.
Il voto di febbraio porterà alle urne molti disillusi. E rischia di non portare alcuni dei quei pochi, meravigliosamente illusi, cittadini ancora buoni. La cosiddetta “esclusione” degli universitari Erasmus sparsi nel mondo, secondo le disposizioni del decreto della Presidenza della Repubblica numero 226 del 22 dicembre 2012, ha mandato i “meravigliosamente illusi” su tutte le furie. Per mettere la scheda nell’urna saranno, sarebbero, costretti a tornare in Italia, con annessi spese e disagi.
Venticinquemila giovani elettori che non eserciteranno il loro diritto primo.
In questa prospettiva, l’illusione vale più di una speranza: è la certezza che i ragazzi hanno ancora voglia di crederci.
Se è vero che il partito più pericoloso resta quello dell’astensione, è ancora più vero, allora, che abbiamo sprecato una buona occasione per crescere.
Crescita e decrescita non sono solo gli indicatori economici della paura: sono diagrammi di fiducia. Quella dei padri verso i figli, dei figli verso la memoria, dello stato verso se se stesso.
Alla domanda “c’è qualcuno?”, qualcuno ha risposto.
Vale parecchio ma può non contare. Non in campagna elettorale.